PIEROSARA
Pierosara è una piccola
località del Comune di Genga di 80 abitanti che sorge su un colle a 394 metri
s.l.m situato in una eccezionale posizione dall’indiscussa bellezza
paesaggistica all’interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e
di Frasassi.
Castrum Petrosum
Le
origini di Castrum Petrosum, antico nome di Pierosara, sono
difficilmente ricostruibili. Vista la posizione strategica su di un colle a
ridosso di due gole, quella di Frasassi e della Rossa, da cui era facile il
controllo delle vallate del Sentino e dell'Esino, non è da escludere che gli
abitanti di Tuficum, una delle quattro città di epoca romana dell'alta valle
dell'Esino, cominciarono a costruirvi le prime strutture difensive e di
avvistamento.
Dopo
la colonizzazione romana e il periodo buio delle invasioni barbariche, i
Longobardi, con la costituzione del Ducato di Spoleto, posero come punto
nevralgico di confine il Castello di Pierosara. La prima memoria certa si
ricava da un diploma imperiale di Ottone II del 3 febbraio 981, che concesse al
castello sovranità feudale su un ampio territorio circostante comprendente
anche il fabrianese. I feudatari longobardi, convertiti al cristianesimo
favoriscono, fin da prima dell'anno 1000, l'insediamento dei Benedettini e lo
sviluppo delle abbazie. I feudatari del Castello di Pierosara, che si attengono
alle leggi longobarde fino al XII secolo, si appoggiarono alla Chiesa nella
persona degli abati di San Vittore alle Chiuse. Grazie a questa politica, riuscirono
a conservare autonomia e privilegi fino al periodo dell'età comunale. L'Abbazia
di San Vittore, non riuscendo più ad opporsi all'ormai fiorente Comune di
Fabriano, per una pacifica convivenza, nel 1212 assoggettò ad esso il castello.
Lo stesso Comune di Fabriano, interessato evidentemente alla posizione
strategica, acquistò definitivamente il castello nel 1298 e nei secoli
successivi conservò con cura le mura, il "palatium" del feudatario e
la torre.
La
successiva decadenza del potere comunale, provocò un forte indebolimento della
struttura sociale ed economica. Pierosara tuttavia conservò una propria
autonomia fino all'avvento del Regno d'Italia, ciò confermato anche dall'uso di
un proprio sigillo: una croce latina che si eleva su una linea orizzontale con
sotto scritto S.P.S. (Sebastianus Patronus Sanctus). Lo statuto del Castello
doveva essere ratificato ogni tre anni dalla magistratura fabrianese e il
governo era affidato ai “Capoquattro”, quattro uomini eletti ogni due mesi per
estrazione dal bussolo.
Nel
1860, con la costituzione del Regno d'Italia, Pierosara venne accorpata al
comune di Genga perdendo ogni autonomia amministrativa.
La Leggenda di Piero e Sara
Si
narra che il Conte di Rovellone, feudatario del Castello di Rotorscio, conobbe
una fanciulla di nome Sara abitante a Castel Petroso. Affascinato dalla
bellezza della giovane, s'innamorò di lei, ma decise di rapirla poiché era
promessa sposa ad un altro castellano di nome Piero. Una notte, il feudatario
s'introdusse all'interno del castello e riuscì nel suo intento. Tuttavia gli
abitanti del luogo si accorsero subito del misfatto e per evitare il peggio
chiusero le porte di accesso e iniziarono una violenta battaglia contro i
cavalieri seguaci del conte di Rovellone. Durante la rissa, il conte, vistosi
alla resa, uccise la bella Sara che teneva fra le braccia. Sopraggiunto Piero
piombò addosso all'uccisore, il quale, brandendo una scure, colpì anche lo sfortunato
giovane che cadde morente vicino alla sua giovane amata e con un ultimo
abbraccio le spirò accanto. Per ricordare questo triste avvenimento, Castel
Petroso, da quel giorno, assunse il nome di Pierosara.